----------Cercare il termine "specchia" su vocabolari ed enciclopedie è cosa vana, trattasi
di termine dialettale salentino derivante dal latino "specula": osservatorio, vedetta; ed è proprio a questo che erano adibite, a posti d'osservazione,
di vedetta. Permane il termine, ormai disusato, di "specola" che stà per osservatorio astronomico.
----------La tecnica di
costruzione, come per i "pajari" (pagliai), risale alla preistoria,
infatti, è facile immaginare che dopo le caverne, i primi tentativi
dell'uomo di costruirsi un abitacolo sono stati quelli di sovrapporre
massi informi prima e pietrame più piccolo e maneggevole in tempi successivi
ricavato con le tecniche più disparate: facendo precipitare i massi,
scalfendoli con attrezzi di pietra più dura o reperendolo allo stato
naturale. Possono consistere in un monolocale simile ai notissimi "pajari"
o in più locali. La loro altezza, secondo il De Giorgi (1), ".Dovè essere
dai 15 ai 25 metri cioè presso a poco quella dei Nuraghi più elevati
della Sardegna. Le specchie così come oggi le conosciamo sono da attribuire
ai Messapi, la cui venuta nel Salento, provenienti dall'Illiria intorno
al 1000 a.C..